Parliamo di un argomento
un po' spinoso, anche perchè ci sono molti pareri contrastanti, c'è
chi li considera ingenui, c'è chi li considera ancora giovani e
inesperti, c'è chi li odia senza ritegno e li sfotte senza pietà, e
chi invece dice “è solo una tappa obbligatoria dove tutti siamo passati prima di diventare normali”, insomma l'argomento di oggi è
un fandom reticente, poco preparato che con il tempo si è
solidificando diventando appunto “la massa generalista”.
Parliamo appunto di questo fenomeno di costume, senza per questo
offendere nessuno: i Giappominkia, chi sono e perché sono nati e
dove vogliono andare?
Ma facciamo un po' di ordine e un passo indietro; quando tra la metà degli anni 90 e l'inizio degli anni 2000 gli anime e la cultura manga iniziava a diventare di moda grazie a Evangelion che di fatto ha sdoganato questa cultura ovunque, alcuni concetti erano già penetrati in occidente di provenienza sopratutto da parte di forum, come ora c'è facebook e altri social networks, allora c'era la moda dei forum e le varie chat irc che ingurgitavano cultura giapponese senza per questo filtrarla, c'era poco conoscenza e spesso certe notizie arrivavano di rimando, le riviste di settore come il kappa magazine o Benkyo o altri tipi di queste riviste, fornivano spesso notizie abbastanza vaghe o che provenivano di rimando dalle fanzine giapponesi, e non hanno chiarito bene alcuni concetti, così mode come quella otaku e la loro cultura hanno finito per diventare di dominio pubblico senza per questo domandarsi cosa significasse quel termine effettivamente.
Ma facciamo un po' di ordine e un passo indietro; quando tra la metà degli anni 90 e l'inizio degli anni 2000 gli anime e la cultura manga iniziava a diventare di moda grazie a Evangelion che di fatto ha sdoganato questa cultura ovunque, alcuni concetti erano già penetrati in occidente di provenienza sopratutto da parte di forum, come ora c'è facebook e altri social networks, allora c'era la moda dei forum e le varie chat irc che ingurgitavano cultura giapponese senza per questo filtrarla, c'era poco conoscenza e spesso certe notizie arrivavano di rimando, le riviste di settore come il kappa magazine o Benkyo o altri tipi di queste riviste, fornivano spesso notizie abbastanza vaghe o che provenivano di rimando dalle fanzine giapponesi, e non hanno chiarito bene alcuni concetti, così mode come quella otaku e la loro cultura hanno finito per diventare di dominio pubblico senza per questo domandarsi cosa significasse quel termine effettivamente.
Era un concetto identitario che raggruppava
almeno a detta di questi, quella che era la passione per manga e
anime, quindi questo concetto essenzialmente sbagliato è finito per
diventare diverso da quello originario; quando poi maggiori
informazioni negli anni successivi hanno chiarito il vero
“significato” si è creata appunto una netta distinzione tra i
due termini, il primo quello che oramai si era solidificato per la
massa, che aveva bisogno di etichettarsi in qualche modo per rendersi
diverso come “cultura sociale in occidente” e l'altro quello
della “psicopatologia di cui tutti siamo a conoscenza, ossia una
devianza al fine di trasformare l'irreale come verità assoluta e
tutto quello che ne comporta a livello sociale” appunto il vero
significato di Otaku. Questa cosa ha finito per creare una sorta di
“alibi” verso il primo gruppo che si è visto paragonato con un
qualcosa di assolutamente negativo e hanno creato dei distinguo. “qua
è diverso” hanno ribadito, continuando a fare in sostanza quello
che avevano sempre fatto fino ad ora, ma visto che la rettifica è
arrivata troppo tardi, questo non ha impedito al primo gruppo di
fandomizzarsi assumendo quasi in tot lo stesso atteggiamento sociale
dei loro parenti nipponici e un nuovo significato negativo
completamente diverso dal primo, forse anche peggiore.
Facciamo chiarezza.
Tutte e due i significati sono essenzialmente “negativi”, quindi
chiunque adottasse la terminologia non si può affrancare con nessun
alibi possibile, anche perchè dietro un termine vi è sempre una sua
storia, una sua origine, una “annualizzazione” (concedetemi il
termine, non posso parlare di secolarizzazione in questo caso).
Abbiamo già parlato di concetto identitario .. ma cosa andava a
racchiudere questo concetto: originariamente solo un modo per
identificare chiunque vedesse anime e manga; l'etichetta riguardava
sopratutto e spesso per acquisizione del “se guardi anime sei
otaku” tutta quella schiera di utilizzatori del prodotto, anche chi
ne faceva uso superficialmente. Ha finito così per chiudersi in
delle comunity di gente che si gettava a capofitto nei mainstrem più
in voga e che di fatto di andare alla vera conoscenza di quel
prodotto o del paese del sollevante non gliene fregava nulla. Questi
si sono proprio messi la benda sugli occhi, dei tappi per le orecchie
per non sentire ragioni diverse e hanno cominciato a nutrirsi di
luoghi comuni più gettonati, vedere il Giappone come il paradiso in
terra e il regno dove nelle scuole si può fare di tutto, dove
l'ordine e l'amore e la giustizia regnavano incontrastati e dove gli
onorifici kun chan san dono e chi più ne ha più ne metta erano
tanto kawaii, dove l'ausilio di senpai e kohai era la vera
rivoluzione, e per parlare si doveva usare più parole giapponesi
possibili. E sopratutto sull'annosa
questione che “i cartoni animati non sono anime”
perché i primi
sono per bambini e i secondi invece di gente adulta perché c'è
sangue e splatter a volontà. Poi per analogia l'Italia al confronto non aveva tutta
sta carineria, era il paese peggiore di tutti, mentre il Giappone era
per antonomasia solo “amore e libertà” facendolo diventare luogo
ipotetico e “utopico” dove poter vivere il resto della loro vita
campando di illusioni e dell'amore supremo della cultura nipponica
sempre pronta ad accoglierti come una mamma premurosa. Se da una
parte l'America portava concetti come “il sogno americano” il
Giappone portava in dotte “il suo sogno” senza poi appunto
distinguerlo dalla realtà effettiva di quel paese e dai suoi
problemi interni. A tutta questo si univa appunto tutta quella massa
di persone che drogate dai luoghi comuni dei battle e shoujo
sentimentali più in voga, andavano solo su quei due tre titoli
l'anno a costruire conoscenze molto approssimative facendole
diventare la “cultura del mainstream”; questi manco avessero un
nido di vipere dentro il corpo, appena qualcuno mostrava loro una
critica un po' più sostanziale o che andava in controtendenza con
quella che era l'opinione generale del fandom, iniziava a mordere e
offendere chiunque obbiettasse sulla loro conoscenza condivisa; e così sono finiti per essere considerati persone aggressive, che
si arroccavano a guscio nella loro idea del “siamo tanti” e se
siamo tanti “abbiamo ragione”. poi i vari fandom con il
tempo sono diventati generativi, andando a produrre “luoghi comuni
completamente spuri e fasulli” … se in Giappone gli otaku
“producevano doushinji” qua producevano “meme e fanfiction”,
iconizzando modelli di pg e anime, alterandone completamente le
caratteristiche originali” e facendole diventare “la cultura Otaku” e
per questo che verso la fine degli anni duemila per quanto riguarda
le persone che in occidente si proclamavano in questo modo hanno
iniziato ad associarne l'indicazione “Otaku = giappominkia” andando di
fatto a raggrupparli nel comune denominatore di “fandom molto
superficiale, disattento, aggressivo, e in genere molto impreparato
che si nutre di stereotipi e luoghi comuni giapponesi” e in ogni
caso è finito per andare a inglobarsi con lo stesso fandom “di
otaku” originario per comportamenti non dissimili ed esagerati. Se i primi
rifiutano la realtà identificandosi con un mondo di finzione, i
secondi idealizzano il Giappone come una terra non del tutto diversa
da quella dei primi .. in ogni caso rimane il concetto “negativo”
a cui sia i primi che i secondi non possono sfuggire.
C'è comunque da
precisare un concetto: che “chi si loda di questa appartenenza”
in genere è quasi sempre piccolo o si ritrova nell'età
adolescenziale (anche se non sempre), quando l'idea di “sentirsi parte di qualcosa
diventa essenziale” per la propria formazione, trovando terreno
fertile nella “compagnia” di altre persone con la stessa
“ideologia”. Una buona parte di questi crescendo, maturano “una
propria consapevolezza” e iniziano a comprendere i reali
meccanismi del fandom e come accade sia in Giappone che in Italia, ma
allargando, in occidente e in tutto il mondo “si finisce per
abbandonare" quel contenitore “chiuso” sigillato da quelle
etichette cosi "ingombranti” e si finisce per diventare persone
“normali” che ragionano con la propria testa su quello che hanno
davanti.
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