Recensione Clannad
Andiamo con ordine e spieghiamo Clannad dal principio e per tutti cercando di porre fine a tutte le polemiche e soprattutto parlandone in modo semplice e oggettivo. Di fronte a una trama lineare, siamo abituati a vedere le cose in successione, A che passa a B e diventa C e così via fino all’epilogo finale, siamo abituati a vedere le cose con una certa sequenzialità.
una Struttura lineare sequenziale:
A→B →C e cosi via
In Clannad invece la cosa si fa complessa, spiegare quest’opera senza parlare della sua struttura equivale a non parlarne affatto. infatti nessuno ne parla, mi chiedo allora che cosa ne parlate a fare? Clannad segue un flusso degli eventi non lineare e difficilmente intuibile in chi lo percepisce solo come una successione di eventi.
STRUTTURA CLANNAD:
Poco per volta spiegheremo la struttura molto complessa nello schema soprastante. la Struttura di Clannad, come si evince dall’immagine ha due incipit
Il primo di Nagisa e Tomoya sulla collina: ossia il piano sequenziale dove Nagisa e Tomoya scoprono la loro maturità, tutto ha un suo tempo logico, tutto scorre. Vengono scanditi tutti gli archi narrativi e tutto avviene nel tempo reale, un percorso di crescita individuale dei personaggi principali e dei cooprotagonisti, con una trama che appunto come dice il titolo parla di famiglia ed è appunto nella costruzione della famiglia l’intento stesso dell’opera.
La struttura sottostante invece rimane chiusa nello stesso arco narrativo; come ci viene detto dalla stessa bambina, non ha tempo e al suo interno niente vi può nascere, è un mondo che pian piano si sta portando al termine della sua esistenza.
Il secondo incipit è il mondo della bambina e del robottino, un mondo nascosto. Quell'incipit, per riportarlo nella giusta sequenzialità degli eventi reali, inizia praticamente nell'episodio 16 intitolato” bianca oscurità” e rappresenta il mondo interiore di Ushio, la quale accede in quel mondo perché è legata al destino della città, a Nagisa e al luogo dove nascono i desideri, come se la sua stessa nascita fosse legata al punto di convergenza astrale tra i due piani.
Quello che a molti non è chiaro è proprio questo, mentre Tomoya e Nagisa muovono i primi passi nella scuola del mondo reale, nel mondo nascosto invece vediamo paradossalmente il futuro, come se fosse una finestra spalancata sulla seconda serie: è difficile se non impossibile capire l’intera vicenda guardando una sola serie senza avere una completezza delle due stagioni che formano l’opera intera. Quel mondo nasce nel futuro e serve per spiegare il passato, non è altro che la proiezione simbolica di quei cinque anni di abbandono in cui ha vissuto la bambina dalla nascita. Quando Tomoya disperato per la morte di Nagisa ripudia la realtà, con essa abbandona anche la propria responsabilità e allontana la figlia che viene presa in cura dai nonni. Colpevolizza Ushio di essere venuta al mondo, innescando appunto quel senso di solitudine nauseante e opprimente che viene reso abilmente nel mondo nascosto, un mondo in cui si nota praticamente solo l'assenza e il carico angosciante di non poter avere nessuna speranza se non quella di aspettare la fine e l’arrivo dell’inverno. In quel mondo il robottino prova una ricostruzione incessante della vita perché sente la mancanza di Nagisa, mette insieme i pezzi raccattati di ingranaggi e parti metalliche che si trovano li intorno, ma fallisce miseramente, perché come già sapiamo niente vi può nascere in quel mondo. Come vedremo alla fine della prima stagione si arrende all’idea di far scaturire la vita, questa scena è importante perché è in quel momento che il robottino, più che la bambina, accetta l’idea della morte stessa, l’idea della morte di Nagisa, diventando consapevole della perdita e della propria responsabilità nella realtà stessa, le sue parole esatte sono appunto quelle di rimanere con la bambina fino alla fine di quel mondo, e di salvarla dalla fine imminente. Questa scena ha una corrispondenza nel piano reale. Dal futuro stesso dove la storia sta andando avanti, ci viene fornita anche la chiave per venirne a capo di tutta la vicenda, e spiegare entrambe i mondi. Sappiamo infatti che il robottino altri non è che Tomoya stesso. Questo ricordo assorbito da Ushio e riprodotto nel piano parallelo viene adottato nel momento stesso in cui le viene regalato il robottino(giocattolo) da parte del padre nel piano sequenziale(reale), esattamente nel campo di girasoli, il robottino stesso diventa la forma simbolica del padre, e come abbiamo visto accetta il suo ruolo genitoriale proprio in quella scena diventando consapevole della morte di Nagisa e accettando la realtà e il suo ruolo di padre. si può affermare che è il futuro stesso a cambiare il passato, perché tutta la linea temporale futura si ripercuote in quella parallela idealmente e simbolicamente. Ha una simbologia salvifica, perché è li che viene maturata la speranza e si da a Ushio la chiave per venirne fuori da tutta la negatività che aveva assorbito durante la sua esistenza. Come poi vedremo nel corso della storia, quel futuro riesce in qualche modo a lasciare una traccia di sé nel ricordo di Nagisa sotto forma di un racconto che lei ricorda, appunto quella della bambina e del robottino che verrà poi interpretata a teatro nell’ultimo arco narrativo della prima serie.
Gli archi narrativi che vedremo in seguito, seguono lo stesso andamento della visual novel prodotta dalla Kei; e mettono in evidenza la quotidianità, soprattutto scolastica della coppia, il tutto addolcito dal comparire poco per volta dei cooprotagonisti che affiancheranno le loro vicende per tutta la prima serie. Uno degli archi narrativi fondamentali per spiegare in toto l’intero percorso di entrambe le serie, è l’arco di Fuko (che a primo impatto non darà certamente l’impressione di essere il collante per riuscire a spiegare molte delle cose che succederanno in futuro).
La presenza di Fuko nella storia nasce dal desiderio di una delle insegnanti del liceo (che piu’ avanti scopriremo trattarsi di sua sorella) di voler coronare il proprio sogno di un matrimonio in cui fossero presenti tutti gli allievi del liceo stesso. Per realizzarlo la ragazzina si manifesta nella scuola. infatti la ragazza è dotata di poteri particolari, nonostante sia in coma in ospedale, riesce a materializzare il suo spirito nella scuola stessa per realizzare il suo desiderio.
La sua presenza non è notata da tutti, ognuno a modo suo la ricorda e non, chiamandola “fantasma”, l’incontro con Nagisa e Tomoya sarà determinante, infatti questi due si faranno carico del desiderio della ragazza cercando in tutti i modi di realizzarlo. E sempre in quest’arco che prenderanno coscienza dell’amore che provano l’una per l’altro. La vicenda di Fuko da un iniziale entusiasmo, diventerà via via drammatica, di fronte alla scomparsa di questa, e soprattutto allo sparire dei ricordi legati a lei. Questo frangente si rivelerà un elemento aggiuntivo, capace di scaturire in noi le prime emozioni tangibili dell’opera, in quanto il legame tra i due protagonisti e Fuko avrà raggiunto un certo spessore quando quest’ultima comincerà a svanire dinnanzi agli occhi delle persone che le sono state più vicine in quel periodo. Tutto questo proprio perché coloro che più l’amavano, stavano realizzando il suo sogno e quindi ci si avvicinava gradualmente alla non più necessaria presenza della sua forma soprannaturale. e proprio nell'arco di Fuko che i due protagonisti Tomoya e Nagisa si legano a vicenda e innescano le prime avvisaglie del loro amore. Il senso di svuotamento e l’incapacità di poter impedire questo evento sequenziale era palpabile all’inverosimile. I due si faranno coraggio a vicenda, mostrando come unica forza il legame nel far fronte all’identico problema. gli altri archi che vedremo riportano l’intreccio tra i protagonisti e i cooprotagonisti, rivelando ahimè l’harem di cui è composta la visual novel da cui è stato adattato l’anime. (Harem che poi nell’anime avrà vita breve. concentrato solo nella prima serie e giunge al termine quando Tomoya fa la sua scelta). Troviamo di seguito l’arco di Kotomi Ichinose, che altri non è che una amica di infanzia di Tomoya Okazaki, lo stesso ragazzo le verrà incontro e cercherà di porre rimedio al dolore della ragazza per la perdita dei suoi genitori in un incidente aereo, mostrando che questi ultimi non avevano mai rinunciato per egoismo al bene verso la propria figlia. In quest’arco ci viene fornito un altro elemento fondamentale per la spiegazione della vicenda, infatti i genitori di Kotomi Ichinose sono dei ricercatori universitari e la ricerca che stavano effettuando prima della loro tragica scomparsa riguardava appunto la ricerca dei mondi nascosti. una spiegazione che da una certa logica, ma senza approfondirla, della presenza del mondo dove vivono appunto il robottino e Ushio.
come vedremo in seguito questi mondi servono appunto alla raccolta delle light orb che sono i desideri e i sentimenti degli abitanti della città stessa.
Le vicende della prime serie come avevo anticipato prima, vengono concluse dalla realizzazione del club di teatro e della recita conclusiva, dove la stessa Nagisa cerca di portare avanti non solo il suo sogno, ma realizza anche quello dei genitori che l’avevano interrotto a causa della sua nascita e dei vari problemi di salute della ragazza. C’è da precisare una cosa prima di andare avanti, ogni volta che Tomoya realizza e porta a compimento un arco narrativo, la città stessa di cui abbiamo parlato all’inizio come protagonista della vicenda, sembra voler restituire al ragazzo una parte della sua riconoscenza, affidandole una sfera di luce, le stesse di cui abbiamo parlarto in precedenza: le light orb. queste luci serviranno a Tomoya alla realizzazione del suo desiderio con cui si farà carico anche della volontà della città stessa e del suo cambiamento.
Prima di passare avanti e narrare le vicende della seconda serie, mi voglio soffermare sulla recita che realizzano con il club di teatro, la storia che Nagisa inscena altro non sono che i ricordi di Ushio, a cui viene a conoscenza nell’attimo stesso in cui si ritrova nuovamente nella collina di ciliegi in un terzo piano esistenziale. Tomoya ritorna nuovamente nell’incipit del piano reale (esattamente ai piedi della collina) ma anche se somiglia a quello reale non lo è, è diventato nuovo piano, un terzo piano chiamato da me quello della consapevolezza in cui appunto sia Nagisa che Tomoya si rendono conto del loro ruolo e del loro legame indissolubile, sia fra loro che fra tutti gli elementi che alla fine hanno detterminato il loro percorso, come se fosse il punto di convergenza tra il passato il presente e il futuro della storia e della città stessa. in quel piano Tomoya vi ritorna con il preciso intendo di alterare la linea temporale e fare in modo che Nagisa non muoia, cercando in qualche modo di impedire il loro incontro. Il suo intento viene vanificato dal desiderio di salvare entrambe i destini sia di Nagisa che della figlia. Nel terzo piano della consapevolezza, nagisa incarna la volontà della città stessa, Tomoya non rinuncia a lei, quindi di conseguenza Ushio può venire al mondo; accetta anche il cambiamento della città e la città a quel punto contracambia il desiderio.
Su questo punto ci torneremo in seguito perchè merita una spiegazione approfondita, conclusasi la prima serie, la seconda ossia “Clannad After Story” inizia con il compimento degli studi di Tomoya e della maggiorparte dei Cooprotagonisti, tranne Nagisa, difatti a causa delle sue assenze è costretta a perdere l’anno e ripeterlo. Una delle critiche che sento spesso è la seguente: come mai nella seconda parte di Clannad i cooprotagonisti scompaiono dalla scena; dovrei anche rispondere a quanto pare, vabbé cercherò di essere ironico quanto basta: in quale parte del pianeta quando uno si sposa si trascina dietro i suoi compagni di scuola? Ecco, lasciamo al silenzio la risposta e continuiamo nell’analisi della vicenda.
Nella seconda parte vi è come normale una maggiore assunzione di responsabilità con la costruzione di una famiglia e il suo sostentamento, perchè Clannad, se a qualcuno fosse sfuggito, significa proprio famiglia. Tutte le vicende e gli intrecci della linea principale dei protagonisti sono una continua crescita dei rapporti di parentela delle famiglie d’origine di Tomoya e di Nagisa e della successiva costruzione di un nuovo nucleo familiare, quello appunto formato da Nagisa Furukawa e Tomoya Okazaki e della piccola Ushio. Vediamo quindi una sorta di quadro armonico e esaustivo di tutte le età e di tutti i ruoli all’interno della famiglia, dai Nonni sia da parte della famiglia Okazaki sia da parte della famiglia Furukawa, dei loro problemi economici e sociali, al loro ruolo marginale o meno nella partecipazione alla nascita della nuova famiglia; il ruolo genitoriale è espresso in modo impeccabile, i valori di cui si nutre il nuovo nucleo familiare vengono tramandati con esemplarità, e non a caso uso questa parola: il guadagno della fiducia si vede chiaramente nella scena in cui Akio Furukawa padre di Nagisa chiede a Tomoya di occuparsi della figlia chiedendo al futuro genero di batterlo in un incontro di baseball, sport in cui era sicuro di non perdere. Vedere tanto impegno e fatica per ottenere quel risultato, serviva a misurare la forza con cui poi si sarebbe occupato della vita stessa della figlia. neppure il tempo cattivo sembra farlo desistere e in una giornata di pioggia ottiene il diritto di poter portare avanti se stesso.
come abbiamo già precisato la seconda parte si basa molto sul concetto di “responsabilità”. La vita lavorativa di Tomoya inizia con il prendersi cura del panificio dei Furukawa nell’attesa che Nagisa si diplomi, successivamente il ragazzo vede come “necessario” andare a vivere da solo con Nagisa e formare un nucleo familiare indipendente dalle loro famiglie d’origine; quindi formalizzando il matrimonio e conducendo una vita quasi normale, dico quasi, perché vi è una ricaduta della malattia di Nagisa, la stessa che segue la ragazza da tutta una vita, e ne condiziona non poco la propria esistenza che quella di chi le sta accanto. Ricorderete infatti le carriere artistiche dei signori Furukawa sacrificate per il bene della figlia, anche ora l’aggravarsi della situazione non riserva nulla di buono, Nagisa rimane incinta, e la gravidanza viene messa a rischio dal suo stato di salute, decisa a non arrendersi in favore della vita che verrà, notate le similitudini, lo stesso senso di sacrificio dei genitori in suo favore, lei lo ha verso la figlia, decide quindi di portare a compimento il parto a rischio della sua stessa vita.
In una notte di neve dove le strade sono impraticabili per poter andare in un ospedale, nasce Ushio e in cambio il destino si porta via la vita di Nagisa. Da questo punto in poi cadiamo in una spirale depressiva e malinconica da cui nasce ogni cosa. La domanda che ci poniamo è lecita: è il futuro a determinare il passato? Dovrebbe essere il contrario, ma come vedremo in seguito futuro e passato sono molto più vicini di quel che pensiamo, non sarebbe possibile se non attraverso le spiegazioni che menzioneremo di seguito.
Avviene un Time Skip, un balzo temporale di 5 anni… in cui il dolore diventa più forte di ogni necessità e travalica ogni realtà cancellandola. La fuga diventa l’unica soluzione accettabile da Tomoya, il quale col passar dei giorni si porta dietro un peso sempre più grande, la sua vita diventa la copia sbiadita dell’eredità del passato tralasciata dalla stessa situazione del padre, emulandola nei gesti. Il suo fragile e traballante animo non riesce a sopportare il dolore della perdita della sua dolce amata e decide quindi di rinunciare al suo ruolo genitoriale condannando la piccola Ushio di fatto a non avere un padre. Nella dimensione senza tempo, la bambina vive la nauseante sconfitta della vita stessa, la sua situazione costruita abilmente nello spazio simbolico dei suoi ricordi nella linea narrativa parallela della storia ci viene descritta con maestria. possiamo quindi scorgerla e vedere quanta amarezza nei gesti e nella sua condizione di abbandono.
Epilogo finale
Veniamo quindi a conoscenza del legame tra il piano reale, il luogo sacro (che con il tempo diventerà il parcheggio dell’ospedale), e il mondo nascosto. I collegamenti tra piano reale e piano nascosto vengono mostrati poco per volta volta. è Fuko che abbiamo visto nel secondo arco narrativo a svelarci tale arcano e di come la realtà diventa simbolica nell’altro. Infatti un giorno nel piano del mondo nascosto il robottino si perse e venne ritrovato grazie all’intervento di due pecorelle, altro non sono che Ushio stessa e Nagisa, (in una spiegazione che gira su internet parlano già di questo fatto, ma omettono una cosa, le pecorelle sono due non una) questo legame come vedremo nasce nel futuro: esattamente nel momento in cui Fuko da grande all’età di 24 anni memorizza l’odore di Ushio. E per quanto riguarda Nagisa, quando la piccola memorizza a sua volta l’odore della madre quando Tomoya riporta a casa i cuscini a forma di Dango che stavano a casa dei Nonni. La piccola ricorda le parole della nonna (Sanae) che afferma che i cuscini avevano lo stesso profumo di Nagisa. Nel mondo nascosto questi due fatti come già avvenuto con il robottino diventano simbolici, infatti Ushio afferma che le pecorelle avevano un buon odore. La simbologia è un pò criptica, forse questa critica ci sta tutta, ma con un po’ di attenzione si riesce a far chiarezza. serve innanzitutto per svelarci il linguaggio usato nella narrazione e di come le corrispondenze reale/ simbolica - futuro/passato (ma sarebbe meglio dire non tempo) vengono descritte. anche questa scena ha una corrispondenza reale, rappresenta infatti il momento di allontanamento di Tomoya dalla figlia sempre in quei 5 anni di tempo, Fuko in questo caso serve da collante, è stata lei a far innescare l'amore tra Tomoya e Nagisa ed è lei in futuro a diventare un amica per la bambina, Fuko seguendo l'odore della bambina traghetta Nagisa sotto forma di pecorella in una riconciliazione interiore, Ushio infatti a sua volta riconosce la madre dal profumo, sono nuovamente una famiglia e il padre nel piano reale appunto ritornerà dalla bambina.
La stessa Fuko alla fine dell’ultimo episodio ci guiderà al luogo stesso dove è avvenuto il miracolo, il desiderio, il punto di convergenza tra i due mondi, anzi tre mondi, perché ad esso se ne è aggiungerà un terzo, chiamato da noi "della consapevolezza" dove Tomoya accetta il destino ritornando alla collina dei ciliegi e accettando l’amore di Nagisa passato presente e futuro.
Il mondo Nascosto quindi altro non è che un luogo dove i desideri delle persone vengono raccolti e custoditi, Ushio in quel mondo non si rende conto di questo, perchè da quando si trova in quel mondo è abituata alla loro presenza. Come ci viene detto da Tomoya in forma di Robottino quelle sono come ombre di qualcosa che vive nel mondo reale, sono buone azioni, buoni sentimenti.
Quel mondo simbolico è un mondo che sta per collassare giungendo al termine. La bambina è conscia della sua fine, perché essendo legata a Nagisa che ha ricevuto in dono la vita nel luogo sacro, ripercorrerà esattamente lo stesso destino per poi morire nello stesso identico modo. Come se quel desiderio stesso pretendesse un sacrificio in cambio (come se fosse uno scambio equivalente, so che qualcuno obbietterà per questa frase ma non c’erano parole migliori per dirlo). La parola sacrificio viene pronunciata dallo stesso Tomoya parlando con Akio Furukawa nel parcheggio dell’ospedale e si domanda, vedendo il crescere disordinato della città, quanti alberi o posti si devono sacrificare in nome del progresso e del futuro? é Akio stesso a rispondergli dicendogli che alla fine non aveva importanza è che bisognava accettarlo in nome della vita stessa. La vita di Ushio sarebbe giunta cosi al termine se Tomoya avesse lasciato le cose così come stavano.
Nel piano reale anche Ushio si ammala quindi nello stesso identico modo in cui si era ammalata Nagisa tantissimi anni fa, passano i mesi e rimane a letto con la febbre altissima, Tomoya per star vicino alla figlia perde o meglio rinuncia anche il lavoro, (a proposito di questo ci viene rappresentata la vita lavorativa di Tomoya e l’azienda dove lavora come una sorta di famiglia allargata, questo fatto è importante in seguito nella spiegazione finale). Vengono consultati anche i medici e naturalmente constatano che non c’è nulla da fare. arriviamo all’ultima giornata in cui avviene qualcosa preordinato dal destino, lo stesso Tomoya in quella giornata intravede attraverso la finestra un ricordo del mondo parallelo. Come se quel destino stesse per dare segno della sua imminenza. Subito dopo la bambina nel mondo reale chiede al padre di portarla in gita e pronuncia delle parole che sembrerebbero strane se non ci fosse tutta la storia alle spalle così ben costruita, “dobbiamo andare ora”, (questa fatto viene bollato come una forzatura narrativa da molti per portare alla drammaticità e quindi scatenare del dolore troppo facilmente, cosa che non è, lo sarebbe stato se l'azione fosse stata vista solo nel piano sequenziale, ma ci si dimentica che lo stesso sta avvenendo nel piano simbolico nel mondo nascosto, quindi non si tratta di nessuna forzatura, ma è una conseguenza logica del compimento del destino senza il quale niente in Clannad avrebbe senso). Tomoya quasi avesse una consapevolezza di quello che stava accadendo, acconsente alla gita e decide quindi per un ultima volta, perchè è consapevole della fine, di realizzare il desiderio della figlia in realtà il suo intento è quello di condurre la figlia allo stesso posto dove Akio tanti anni fa aveva portato Nagisa, nel bosco dove appunto vengono realizzati i desideri. Questo passo è significativo, acconsentendo all’ultimo desiderio della figlia ha praticamente potuto accedere alla realizzazione del suo acquisendo l'ultima light orb. Vengono sorpresi allo stesso modo di come era successo a Nagisa anni prima dalla tormenta di neve mente attraversano la città. Contemporaneamente nel mondo nascosto anche Ushio e il robottino camminano nella neve in modo esattamente speculare al mondo reale. Lentamente le due azioni dei due piani stanno convergendo in un unico punto. In entrambe i mondi Ushio si accascia e muore. La storia sarebbe finita qua se Tomoya non avesse chiesto la realizzazione di un suo desiderio. e lo chiede a Nagisa, riporto le parole esatte: “ti prego Nagisa salva Ushio”, “qualcuno salvi Ushio” grida in mezzo alla neve e in quel momento, si stringe sulla bambina e perde conoscenza. Viene trasportato appunto come avevo detto in un terzo piano, sulla collina dei ciliegi: mentre la sua consapevolezza si assopisce nel mondo reale si risveglia nel mondo nascosto e nel terzo piano, parlando tra se e se dice: "se avessi saputo che fosse andata cosi non ti avrei portato fuori". in quel frangente decide egoisticamente che forse sarebbe stato meglio non incontrare Nagisa sulla collina. E infatti nel terzo piano venutosi a creare sulla collina dei ciliegi mentre ripercorrono lo stesso ricordo, le passa affianco senza dir nulla e senza trattenerla. Nell’altro piano però capisce che se la sua decisione fosse stata questa Ushio non sarebbe mai venuta al mondo. Quando la bambina le dice Addio sparendo da quel mondo, si rende conto che deve accettare la sua propria vita e con esso il cambiamento. è in quel momento che nella salita della collina chiama Nagisa e l’abbraccia. In quell’attimo Nagisa incarna tutta la volontà della città stessa. E il suo spirito viene condotto nel luogo dove i desideri si realizzano percorrendo in un istante tutta la città. Tomoya si risveglia nel piano reale il giorno della nascita di Ushio, esattamente nell’episodio 16, e si rende conto che qualcosa è cambiato, il suo futuro viene riscritto completamente. Nagisa non muore e Ushio è appena nata; guardando dalla finestra vede le Light Orb salire nel cielo, capisce che il suo desiderio è stato realizzato.
La spiegazione finale ci viene raccontata da Nagisa, e riporterò appunto le sue parole:
Nagisa: se una città ha il cuore e una mente come le persone, sta cercando di renderle il più felici possibile, allora un miracolo come questo potrebbe essere opera della città. ma non è esattamente come un miracolo, vero? Le persone che amano la città vivono in essa, e la città a sua volta amerà le persone. E’ una cosa che dovrebbe accadere ovunque. Noi amiamo questa città e la città ci protegge.
Tomoya: la città è come una grande famiglia.
Nagisa: si, proprio come la grande famiglia Dango.
La canzone che ci sarà in seguito è uno scorcio del futuro, ma è lo scorcio del futuro di tutti, ci parla appunto del destino dei genitori e dei figli e di quello che alla fine è il senso della vita stessa:
In quella piccola mano c'è una forza che ci supererà, e passato molto tempo dal giorno in cui ti sedesti sotto l'uva matura e piangesti, anche quando la piccola mano ci lascerà, noi continueremo per la nostra strada affronteremo quel giorno speciale, certi che arriverà, con i nostri ricordi più belli. le stagioni passano e il vengo gelido soffia. riposa nella melodia cantata dalla primavera, in quella piccola mano c'è una forza che un giorno ci supererà quante guance bagnate si sono sacrificate per donare sorrisi? anche quando la piccola mano ci lascerà, noi continueremo per la nostra strada. quando quel giorno speciale arriverà, noi ne conserveremo il ricordo. la piccola mano alla fine ci supererà.
Il giorno speciale è l'inizio di una nuova stagione.
In conclusione:
Il significato dell’intera opera quindi è incentrato sulla costruzione della famiglia, si proviene da una famiglia e si costruisce una famiglia, questa si struttura e cresce in altri contesti familiari diversi, dall’asilo, alla scuola, al lavoro, al quartiere dove si abita, alla città dove viviamo, infine al mondo dove abitiamo. Siamo come la grande famiglia dango per dirlo con le stesse parole di Nagisa. I miracoli possono avvenire e il cambiamento può sussistere solo se tutte le parti lavorano in sinergia affinché questo mondo diventi la nostra stessa famiglia: da principio Tomoya non accetta la città, non accetta la sua condizione familiare, non accetta la sua stessa figlia, ne il dolore causato dalla perdita di Nagisa. Ha fallito in tutte le sue famiglie in cui è stato, ha dovuto accettare il cambiamento e riconoscere il dolore stesso come consapevolezza e forza del futuro per entrare in armonia con quello che stava accadendo. Solo cosi ha potuto accedere al miracolo, è solo nel “do ut des” ha ricevuto in cambio qualcosa, solo quando ha dato qualcosa agli altri ha ricevuto dalla grande famiglia universale la sua propria felicità.
approfondimenti:
Per quanto concerne la nascita di Ushio nel mondo nascosto, sapiamo benissimo quando è nata in quel posto, che è bene dirlo è preesistente la sua nascita, perchè sapiamo già che Nagisa vi ha avuto accesso quando a sua volta si è salvata lei stessa.
Tomoya è nato nel mondo nascosto esattamente alla morte di Ushio, ma aveva avuto dei piccoli scorci di quel mondo in precedenza, ma come coscienza si è svegliato li esattamente nel passaggio tra la vita e la morte della figlia. (ma voi direte; ma c’era anche prima, si ma voi dimenticate sempre che quel piano non ha tempo, una cosa che accade nel futuro diventa eterno presente in quel mondo)
Nagisa invece ha avuto accesso li come sapiamo in passato, vi ritorna come pecorella e vi riaccede quando è nel terzo piano della coscienza sovra-individuale. quando cioè Tomoya la reincontra nella collina dei ciliegi ed esprime il desiderio
Fuko vi accede solo grazie al suo dono.
Linguaggio:
Forse una delle difficoltà maggiori è quella di comprendere il linguaggio di clannad, se il mondo sequenziale è lineare il mondo nascosto ha un linguaggio simbolico, onirico, le persone stesse in quel mondo hanno bisogno di rappresentarsi simbolicamente per vivere, e sono influenzate dalla realtà stessa. Ushio si vede più grande in quel mondo, ha fretta di crescere e si vede. Tomoya il robottino e Nagisa e Fuko vi accedono come pecorelle.
Apparato tecnico
Le animazioni visto il periodo in cui sono state create le due serie sono abbastanza buone, naturalmente se nella prima serie sono sufficienti nella seconda migliorano notevolmente. Graficamente "Clannad" non raggiunge però la sufficienza. sopratutto nel chara design che tende a replicare quasi caratteristiche uguali in tutti i personaggi omologandoli a uno stesso standard creativo. i personaggi hanno tutti quel taglio morbido della Kyoani che li rende “particolarmente Moe” ma è un pò il marchio di fabbrica dello studio di animazione da cui provengono. I colori sono quelli pastello e un pò smorzati e opachi nella prima serie. una delle cose più criticate quello degli “occhi alla clannad” invece non lo trovo un difetto, se una serie riesce a imprimere il suo nome in un taglio particolare espressivo, significa che in qualche modo ha avuto un impatto tale da essere ricordato. Nella seconda serie i colori sono sicuramente più brillanti. uno dei punti di forza sicuramente sono le Ost, sempre azzeccate e fantastiche e spesso riescono a enfatizzare bene gli stati d’animo dei personaggi. tra queste vi è da menzionare soprattuto la ending della prima serie: “Dango Daikazoku” ossia la famiglia Dango che è di fatto la simbologia che da significato all’intera opera.
Recensione di: Ale Seu, Andrea Filippetti, Vincenzo Sarno
Nessun commento:
Posta un commento